Acquedotto romano La Bot - Asolo
Nel centro di Asolo, a pochi metri dal Museo Civico, è possibile esplorare il primo tratto dell’acquedotto dell’antica città romana. La strutture è stata messa in opera nel I secolo d.C., ma nel corso dei secoli venne rimaneggiata e riutilizzata fino all’avvento, nel XX secolo, delle tubature moderne.
La Prima descrizione del manufatto risale al 1548 e dal XVII secolo in poi si sono susseguite una serie di interventi di manutenzione al fine di renderlo nuovamente utilizzabile. L’acquedotto cadde in disuso nel XX secolo.
Asolo si trova nelle colline interne del territorio trevigiano, al limite settentrionale della pianura veneta e a circa 200 m di altitudine, ai piedi delle Prealpi Venete.
L’acquedotto romano La Bot
L’acquedotto romano di Asolo, costruito nel I secolo d.C., rappresenta un notevole esempio di ingegneria idraulica antica. Con una lunghezza complessiva di circa 600-700 metri, collegava le sorgenti poste alle pendici del Monte Ricco con l’edificio termale situato a valle. L’opera era alimentata da sorgenti esterne e da vene sotterranee, garantendo così un costante approvvigionamento d’acqua alle terme. L’acquedotto era costituito da una prima parte realizzata in tubature di piombo e da una seconda parte in cunicolo scavato nella roccia. Attraversando il Monte Ricco per circa 157 metri, il sistema si componeva di due gallerie sovrapposte: quella inferiore, destinata allo scorrimento dell’acqua, e quella superiore, originariamente realizzata per facilitare lo scavo e successivamente utilizzata per le operazioni di manutenzione. Il cunicolo superiore, scavato nella marna naturale, presenta una sezione generalmente quadrangolare, ma con tratti più irregolari dove la roccia risultava più tenera. Si conserva per circa 78 metri dall’attuale ingresso e lungo il suo tracciato si aprono cinque pozzetti di ispezione che permettono l’accesso all’acquedotto sottostante. L’altezza massima del cunicolo inferiore supera i due metri, permettendo un agevole passaggio. Nel corso dei secoli, l’acquedotto subì vari rimaneggiamenti, documentati da fonti d’archivio a partire dal XVI secolo. L’acquedotto cadde in disuso nel XX secolo.
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