Piazzale San Bartolomeo 18 (Monastero Olivetano) - 45100 Rovigo (RO)
Sito Web https://www.comune.rovigo.it/museograndifiumi
Presentazione
Il Museo dei Grandi Fiumi ha sede nello storico Monastero degli Olivetani. All'interno di questo affascinante complesso, l'esposizione si articola in diverse sezioni tematiche. Il percorso inizia nel corridoio d'ingresso, dove è possibile ammirare una piccola collezione di reperti paleontologici. A seguire si sviluppa un viaggio nella storia del territorio polesano, che va dall’età del Bronzo fino al Rinascimento. Il percorso di visita culmina e termina con la mostra permanente dedicata all’artista Gabbris Ferrari. Grazie a installazioni multimediali, ricostruzioni, elementi scenografici e teatrali (in parte studiati dall’artista Gabbris Ferrari) i visitatori possono immergersi nel passato e approfondire la storia del territorio polesano raccontata dai manufatti antichi.
Storia della collezione museale
Il Museo dei Grandi Fiumi nasce nel 1998, in seguito alla necessità di accogliere le collezioni museali, conservate dal 1978 presso il Museo Civico delle civiltà del Polesine e prima ancora nel Museo archeologico gestito dal Centro Polesano di Studi Storici, Archeologici, Etnografici (CPSSAE) dal 1971. Il primo nucleo della collezione museale era formato da materiali raccolti dal CPSSAE e da materiali da collezioni donate da privati e continuò ad ampliarsi negli anni in seguito anche a nuove collaborazioni con la Soprintendenza Archeologica, diversi Istituti Universitari, Gruppi Archeologici locali e di volontari.
Cronologia
Dalla preistoria al rinascimento
Dolomiti: una storia raccontata dai fossili
Il percorso museale parte dal corridoio introduttivo, in quest’area, prima di immergersi nella storia del polesine, viene esposta all’interno di cinque vetrine una piccola collezione paleontologica composta da reperti fossili provenienti da varie località del Nord Italia (principalmente dalle Dolomiti) ed estere (Germania, Brasile e Russia).
Sala dell’ambra
Dopo il corridoio introduttivo, ricco di reperti paleontologici, il visitatore viene immerso nel mito grazie a un'installazione multimediale. Qui, lo spettatore è invitato ad immergersi nel mito di Fetonte, il cui tragico destino ha legato la sua fine al fiume Eridano (spesso identificato nel fiume Po) e ha causato, in prossimità dello stesso, la metamorfosi delle sue sorelle, le Eliadi, in pioppi e delle loro lacrime in ambra. Il percorso continua esplorando il legame tra il mito, l’ambra e il Po in relazione al territorio polesano. A questo tema è infatti dedicato l’allestimento dell’area immediatamente successiva all’installazione multimediale che racconta, in particolare, la storia del'insediamento di Campestrin di Grignano Polesine. Questo sito, infatti, non solo sorge sulla sponda del Po di Adria, ma, al suo interno, è stato individuato il più antico sito di lavorazione dell’ambra a sud della regione baltica. Accanto ai manufatti in ambra, sono esposti reperti ceramici e in osso, il tutto accompagnato da video delle campagne di scavo svolte tra il 2008 e il 2011 nel sito. Inoltre, tavoli interattivi permettono ai visitatori di conoscere meglio i reperti, divertendosi e giocando con gli stessi.
Sezione dedicata all'età del Bronzo
Il percorso museale continua con l’età del Bronzo. Un grande diorama, posto all’ingresso della sala, intende spiegare come sono avvenuti i cambiamenti economico-sociali nelle diverse aree del continente europeo durante il II millennio a.C.. Una suggestiva ipotesi ricostruttiva del centro di Canàr restituisce l'atmosfera di un abitato su palafitte, sorto presso il fiume Tartaro durante il Bronzo Antico. In una vetrina sono raccolti i materiali provenienti da questo centro legato alla cultura delle terramare, che consistono in alcuni reperti ceramici, ossa e selci lavorate. A partire dal Bronzo medio, e soprattutto nel Bronzo Recente (XIII sec. a.C.), comincia ad essere occupato il territorio presso i diversi rami del Po; un esempio di questa occupazione è l’abitato arginato di Larda di Gavello, più vicino per quanto riguarda la modalità insediativa e la produzione materiale alla cultura subappenninica che a quella terramaricola. Oltre alla ricostruzione dello scavo, di questo sito sono esposti alcuni reperti ceramici. L’abitato di Frattesina di Fratta Polesine è il complesso insediativo che ha restituito il maggior numero di reperti e informazioni per quanto riguarda la fase del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.). La prima sala dedicata all’esteso centro di Frattesina descrive le attività svolte all’interno del villaggio, come l’agricoltura, l’allevamento ma anche la preparazione dei cibi, la filatura, la tessitura e la lavorazione dell’argilla. Attraversando la scenografica ricostruzione di una capanna si passa alla sala dedicata al lavoro degli artigiani. In questa stanza sono trattate le attività della lavorazione del corno di cervo, del bronzo e della pasta vitrea. La fiorente attività di queste officine permette di definire Frattesina come un grande centro produttivo artigianale nel mezzo delle rotte commerciali tra l’Europa centro-settentrionale e il Mediterraneo orientale. La sezione successiva espone i corredi e le urne cinerarie biconiche rinvenute nelle necropoli di Frattesina (Narde e Fondo Zanotto). Il rito funerario prevalente è quello incineratorio; singolare è però il ritrovamento di una sepoltura multipla a rituale misto: un’unica fossa contenente due scheletri di inumati e resti bruciati di un terzo individuo. L’ultima parte della sezione è dedicata alla sfera del culto. Sono qui esposte una riproduzione ingrandita del disco solare rinvenuto a Trundholm (Danimarca), come suggestione del culto del sole, e una serie di oggetti di valore simbolico-cultuale ritrovati nell’abitato di Frattesina. Tra questi ricordiamo un vaso in ceramica a forma di carretto associato ad un cavallo, due idoletti a figura umana stilizzata e ossa lavorate.
Sezione dedicata all'età del Ferro
Il diorama dedicato all’età del Ferro illustra come l’inizio di questo complesso momento storico, caratterizzato dalla diffusione della scrittura, dalla comparsa di popoli ormai ben definiti e dallo sviluppo dei primi agglomerati urbani, non sia avvenuto contemporaneamente nei diversi siti del continente eurasiatico. Per quanto riguarda l’Italia è noto che le civiltà che dall'inizio del I millennio a.C. popolarono questo territorio furono diverse: al sud quella magnogreca, al centro prevalentemente l’etrusca e al nord quella celtica e quella veneta. I pannelli e i modellini ricostruttivi di questa prima parte della sezione introducono alle modalità d’insediamento di tali popolazioni sia su larga che su piccola scala. Al centro della stanza spicca il Cavaliere di Gavello, un bronzetto etrusco padano databile al V sec. a.C. La seconda parte della sezione è dedicata all’analisi del paesaggio del Delta Padano e del Polesine, studio che si è potuto realizzare grazie alle indagini paleoambientali e alle fotografie aeree realizzate in questo territorio. I maggiori centri di quest’area etrusco-padana sono: Gavello, San Cassiano di Crespino e Adria. La cultura etrusco-padana ha assimilato numerose tradizioni elleniche, appartenenti sia alla sfera economico-commerciale, come l’arte della navigazione, sia al mondo più privato e quotidiano, come la pratica del simposio. La maggior parte delle informazioni sulle attività quotidiane proviene, però, da contesti funerari; in particolar modo la necropoli etrusca di Balone, risalente al V sec. a.C., ha restituito numerose sepolture con corredi caratterizzati da ceramiche attiche e vasellame in bronzo. La sepoltura più ricca di questa necropoli è la Tomba 1, contenente una kylix (470-460 a.C.) attica a figure rosse con immagine di Ade seduto e un cratere (475-450 a.C.) attico a colonnette a figure rosse con scena di ratto di Teti da parte di Peleo e tre figure maschili, attribuibile al Pittore di Deepdene o alla sua cerchia.
Sezione dedicata all'età romana
La sezione riguardante l’età romana si propone di presentare il quadro dell’antropizzazione e della trasformazione del territorio polesano tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C. Il percorso inizia evidenziando come nel III sec. a.C. siano attestati significativi contatti commerciali con la popolazione celtica dei Cenomani insediati nella bassa pianura veronese. Ne è un esempio la necropoli di Lazisetta (VR), scoperta nel 1998, che ha restituito più di 180 tombe a incinerazione. In questa sala è esposta la ricostruzione di una tomba a fossa con ricco corredo metallico, comprendente armi, fibule e una moneta, proveniente da questo sepolcreto. La successiva parte della sezione è dedicata alle infrastrutture pubbliche romane costruite per l’organizzazione dei territori conquistati. Tra queste ricordiamo la riproduzione di una strada romana con la tipica conformazione a schiena d’asino e la ricostruzione del ponte ligneo fatto costruire nel 55 a.C. da Cesare, in soli dieci giorni, per permettere l’attraversamento del fiume Reno. Posta di fronte a questa ambientazione scenografica incontriamo la riproduzione della Tabula Peutingeriana, un itinerarium pictum, che riporta il disegno di tutti i territori allora conosciuti e delle strade praticabili. Il percorso continua in due piccole sale che accolgono ambientazioni, modelli e ricostruzioni degli aspetti della vita sociale e culturale del mondo romano, strettamente connessi al tema dell’edilizia. Nella prima è presente la ricostruzione scenografica di un teatro romano, nell’altra sono riprodotti gli ambienti di una villa rustica. Nel Polesano si conosce l'importante complesso rustico di Chiunsano, tra Ficarolo e Gaiba. Questa villa fu abitata dall’età repubblicana al IV sec. d.C. anche se non in maniera continuativa. Il materiale proveniente dagli scavi ed esposto nelle vetrine di questa sala consiste principalmente in oggetti d’abbigliamento e d’ornamento, statuine votive, frammenti di vasi vitrei, strumenti da chirurgo e vasellame da mensa e da cucina. La parte successiva della sezione romana prosegue toccando i temi della centuriazione, della monetazione e delle unità di misura. In esposizione vi sono: la riproduzione di una groma, strumento fondamentale per la suddivisione del territorio in centurie, e, nelle vetrine, monete imperiali e pesi da stadera di diverse forme e dimensioni, provenienti da Chiunsano e da altri siti del Polesine. Sempre da questi siti provengono quattro frammenti di diplomi militari e alcuni oggetti metallici, come punte di lancia e oggetti d’abbigliamento. L’ultima parte del museo è riservata all’ambito funerario, con reperti provenienti da due necropoli: quella del Bergantino e quella di Bassantina. Il rito prevalente è quello .dell’incinerazione, anche se sono attestate sepolture ad inumazione alla cappuccina, come quella rinvenuta in località Colombarola-Pontecchio.
Sezione dedicata al medioevo
La sezione del percorso dedicata al Medioevo racconta com’era la vita degli abitanti del Polesine dalla fine dell’antichità fino ai primi anni del Quattrocento. Per entrare in quest’area si attraversa un ingresso scenografico che ha una doppia funzione: divide gli spazi e allo stesso tempo espone alcuni reperti. All’interno si possono osservare oggetti in ceramica e, sullo sfondo, pannelli scorrevoli che spiegano la situazione geopolitica dell’epoca. Appena superato l’ingresso, il visitatore si trova davanti a una vetrina che espone il ricco corredo funerario di una donna ostrogota, noto come il corredo della Dama di Chiunsano. Ma l’esposizione non si concentra solo sul mondo della morte: ci sono anche molti riferimenti alla vita quotidiana, al territorio e alla scrittura. Di particolare interesse è la presenza di un tavolo che richiama la forma di uno scriptorium monastico, sul quale sono esposte alcune riproduzioni della Bibbia Istoriata padovana. Proprio in questo punto – come in altri del percorso – la storia del territorio si intreccia con quella del palazzo che ospita il museo.
Sezione dedicata al rinascimento
La sezione dedicata al rinascimento inizia con un inquadramento storico, artistico e culturale del periodo a cui fa sfondo una scenografia che ripropone la facciata di Palazzo Rovella, edificio costruito nel 1474 a Rovigo. Segue una seconda sala all’interno delle quale, grazie a riproduzioni e racconti anche su supporto multimediale, si approfondisce il tema artistico in relazione alla cartografia e ai mutamenti socio economici interni ed esterni al territorio rodigino. Infine, fulcro dell’esposizione, è l’ultima sala dedicata ai reperti ceramici. Tra questi spicca un’opera del celebre artista rodigino di fama interazionale Francesco Xanto Avelli. Si tratta di una magnifica ceramica policroma, datata al 1540, sopra la quale viene sapientemente rappresentata la mitica storia d’amore tra Ero, sacerdotessa di Afrodite, e Leandro.
Un museo in scena
L'ultima sezione del museo è dedicata a Gabbris Ferrari, un artista poliedrico: pittore, illustratore, scenografo, regista e scrittore di teatro. Nato a Rovigo nel 1937, Ferrari ha realizzato molti progetti, tra cui il “progetto scenografico dell’allestimento” di alcune sezioni del Museo dei Grandi Fiumi (Età del Bronzo, Ferro e Romana). In questa sala sono esposti 40 bozzetti dell'artista, provenienti da due collezioni private, che mostrano il suo lavoro per il museo.
I chiostri e l’esposizione lapidaria
Alla fine del percorso museale presso i due chiostri dell’ex-Monastero sarà possibile ammirare una collezione di manufatti in pietra databili per lo più tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.. La maggior parte di questi manufatti lapidei svolge una funzione funeraria, come la stele a edicola con ritratto riportante una dedica a Urbana Claudia, ma non mancano, are sacre, come quella con la dedica ad Apollo o di carattere pubblico, come quella di concessione delle acque da Rufus a Cilo.
Accesso
Tipo di Accesso: Negli orari di apertura; Biglietto: Si;
Accesso per le Scuole
Accessibilità Disabili
Servizi per l'utenza
Servizi igienici
Parcheggio
Bookshop
Servizi didattici
Guide a stampa Brochure
Italiano
Pannellistica
Italiano e Inglese
Didascalie delle opere
Italiano e Inglese
Postazioni informatiche
Supporti informativi multilingue: Inglese
Visite guidate
Attività didattiche
Laboratorio didattico
Biblioteca/Centro di Documentazione
Spazi per altre attività
Bibliografia di riferimento
Museo dei Grandi Fiumi. Età del Bronzo, 5 , Rovigo 2003.
Museo dei Grandi Fiumi. Età del Ferro, 6 , Rovigo 2003.
Terre emerse. Storia ambiente tra due fiumi , a cura di Peretto R., Rovigo 2001.
Verso il Museo dei Grandi Fiumi, Atti del Simposio Internazionale (Rovigo, 5-7 marzo 1998) , Rovigo 1998, pp. 27-33.
Esposizione permanente dell’età del Bronzo e introduzione all’età del Ferro. Museo dei Grandi Fiumi , Rovigo 2001.
Musei e raccolte archeologiche del Veneto , a cura di Di Mauro A., Dosson di Casier 2004, pp. 69-70.
Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d'Italia), Roma 2009, pp. 379-382.
Vallini C., Museo dei Grandi Fiumi un ventenne vivace/ The museum of the Great Rivers a lively 20-years-old man, in Arte=Comunicazione, AreaArte, Inverno-Winter 2023-2024, 2024.
Un Museo per i Fiumi, Il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, i disegni progettuali e la sua creazione, , a cura di Biasissi C., 2019.
Perretto R., I fiumi, un Museo : Monastero Olivetano, Rovigo 2001.
Il monastero e la città, San Bartolomeo di Rovigo: Vita religiosa, Arte, Cultura, Economia , a cura di Zaggia S., Padova 2022.
Bellitani P., Cwaliński M., Angelini I., Thun Hohenstein U., Le ambre di Campestrin e l’origine della decorazione tipo Tirinto, in Frattesina cinquant’anni dopo Il Delta del Po tra Europa e Mediterraneo nei secoli attorno al 1000 a.C., Tomo II, Padusa, LVII, Nuova serie, 2021, Quingentole (Mantova) 2022.