Grotta preistorica - Fumane

Località Valsorda, Via Val del Progno (salita Molina) - 37022 Fumane (VR) Tel. 045 7701920
Presentazione

Le ricerche archeologiche hanno dimostrato che la Grotta di Fumane fu occupata occasionalmente nel corso del Paleolitico Medio e Superiore, fra 100.000 e 32.000 anni fa. L'area comprende i resti di una frequentazione reiterata, testimoniati dal rinvenimento di circa 20 livelli antropizzati contenenti manufatti litici, ossa, conchiglie, resti di focolare e di abitato, e decorazioni in ocra rossa.

Storia della ricerca e degli studi

La Grotta di Fumane fu scoperta da Giovanni Solinas nel 1964, nel corso della risistemazione della strada Fumane-Breonio. Alcune ricerche preliminari furono condotte nello stesso anno da Mezzena e Pasa e misero in luce, lungo una grande sezione aperta dall’allargamento della vecchia strada comunale Fumane-Molina, i depositi medio-inferiori del sito. In seguito ad un controllo stratigrafico realizzato nel 1982-1983, dal 1988 sono iniziati scavi sistematici, con campagne condotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto insieme alle Università di Ferrara e Milano e alla Soprintendenza Speciale alla Preistoria e all’Etnologia del “Museo L. Pigorini” di Roma. Questi scavi hanno consentito di individuare i depositi intermedi e sommitali del sito, con le prime industrie aurignaziane, e di intuire e scavare il complesso di gallerie interne, inizialmente interamente ostruito da un corpo di frana.

Contesto geografico e urbanistico

La grotta si apre a 350 m di quota sul versante sinistro del Vajo di Manune, nei Monti Lessini occidentali. Essa è connessa ad un complesso sistema di cavità carsiche fossili non ancora completamente indagate e che hanno contribuito in diversa misura alla costruzione di un riempimento di oltre 10 metri di spessore.

Cronologia

Paleolitico Medio e Superiore: 100.000-10.000 anni fa

  • Descrizione
  • Grotta preistorica (Fumane)

    Fumane è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come uno tra i giacimenti più importanti d’Europa, poiché conserva in una straordinaria successione stratigrafica tracce delle occupazioni della grotta da parte degli ultimi Neanderthaliani e dei primi Homo Sapiens. I depositi costituiscono anche una importante fonte di informazioni per la ricostruzione dell’ambiente dei Lessini durante l’ultima glaciazione, con vari avvicendamenti di climi da temperato-umidi a freddo-aridi. La grotta è larga circa 9 m e presenta una serie di gallerie interne, la più lunga delle quali misura 13 m. Al suo interno sono state individuate due fasi di occupazione: la più antica, riferibile all’Homo Neanderthalensis e databile tra 100.000 e 34.000 anni fa, la seconda, più recente, databile tra 34.000 e 10.000 anni fa. I resti più antichi, riferiti ai Neanderthaliani, sono stati indagati su superfici limitate, tra i 6 e gli 8 mq, e hanno restituito decine di migliaia di schegge di selce e di resti faunistici, in alcuni casi inglobati all’interno di suoli di abitato ben conservati. Alcune aree si distinguono per la ricchezza di resti e di strutture legate alla produzione di strumenti in selce (tecnica Levallois), al depezzamento delle prede, alla frantumazione e all’utilizzo dell’osso, all’accensione di fuochi. Le strutture di combustione poggiano direttamente sul suolo oppure sono alloggiate in piccole depressioni opportunamente predisposte: ne sono state rinvenute nove, attorniate da schegge, strumenti ritoccati, ossa di erbivori fratturate intenzionalmente. Il depezzamento delle prede, in particolare stambecchi e cervi, è testimoniato dalla grande quantità di ossa, talvolta ancora in connessione anatomica e associate a strumenti litici. L’insieme dei rinvenimenti suggerisce una economia di sussistenza basata sulla caccia. I resti riferibili ad Homo sapiens conservano le tracce dell’occupazione temporanea e reiterata della grotta, che le analisi dei dati faunistici suggeriscono avvenisse tra la fine della primavera e la fine dell’autunno. Essi comprendono alcuni focolari di dimensioni medio-grandi, le tracce di una possibile capanna, una grande quantità di strumenti in selce e di scarti di lavorazione, nonché conchiglie marine ornamentali, aree occupate da accumuli di ocra rossa e tracce della decorazione della volta, appunto in ocra rossa. Le strutture di combustione si trovano in depressioni subcircolari di diametro variabile da 100 a 50 cm e con profondità da 20 a 5 cm, che contengono livelli lenticolari di carbone, fondo arrossato dal calore, selci con tracce di alterazione termica e ossa a vari stadi di combustione, prevalentemente di cervo e stambecco. Manufatto di rilievo rinvenuto sul sito è una pietra dipinta in ocra rossa e raffigurante una figura antropomorfa con braccia tese verso l'esterno, il cosiddetto "Sciamano". La pietra è riferibile all'Aurignaziano (Paleolitico Superiore). L’analisi dei dati faunistici consente di ipotizzare che la caccia di Homo Sapiens fosse legata ad ambienti diversi, tutti a breve distanza dal sito, e che fosse poco specializzata verso un tipo particolare di preda. La cacciagione proveniva infatti da ambienti a quote maggiori e minori rispetto a quella della grotta di Fumane, rispettivamente da praterie alpine e ambiente roccioso, come nel caso di stambecchi e camosci, e dal bosco sottostante la grotta, come nel caso dei cervi e dei caprioli.

  • Servizi per l'utenza
  • Servizi didattici
    • Parcheggio
    • Bar o Ristoro
      Ristorante davanti al parcheggio del sito
    • Brochure
    • Pannellistica
    • Visite guidate
      Visite guidate realizzate da Consorzio Pro Loco Valpolicella (tel. e fax 045 7701920)
    • Attività didattiche
      Attività didattiche realizzate da Consorzio Pro Loco Valpolicella (tel. e fax 045 7701920)
    • Biblioteca/Centro di Documentazione
  • Galleria fotografica
  • Bibliografia di riferimento
    • Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d'Italia), Roma 2009, pp. 459-460.
    • Pitture Paleolitiche nelle Prealpi Venete: Grotta di Fumane e Riparo Dalmeri, Atti del Simposio (Verona, 19-20 giugno 2003) , in Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, s. 2, sez. Scienze dell’Uomo, 9, a cura di A. Broglio, G. Dalmeri , 2005.
    • Bartolomei G., Broglio A., Cattani L., Cremaschi M., Guerreschi A., Leonardi P., Paleolitico e Mesolitico, in Il Veneto nell'antichità. Preistoria e Protostoria, a cura di Aspes A., Verona 1984, pp. 173.
    • Pasa A., Mezzena F., Stazione della Neve, in Rivista di Scienze Preistoriche, XIX, 1964, pp. 296.