Sito archeologico di Grotta di Fumane - Fumane
La Grotta di Fumane, situata nel territorio comunale di Fumane (provincia di Verona), costituisce uno dei più rilevanti siti archeologici preistorici d’Europa. I depositi stratigrafici della cavità, oggetto di sistematiche indagini condotte dall’Università di Ferrara, hanno restituito un insieme straordinario di testimonianze relative sia all’Uomo di Neandertal sia ai primi Homo sapiens. Il giacimento riveste un ruolo di primaria importanza per lo studio delle strategie di sussistenza, delle pratiche tecnologiche e degli aspetti culturali delle comunità che frequentarono la Valpolicella per oltre 50.000 anni, ma anche per comprendere i meccanismi che hanno portato, attorno a 40.000 anni fa, all’affermazione di Homo sapiens in Europa.
Grotta di Fumane, situata nel comune di Fumane (Verona), è tra i principali siti archeologici preistorici d’Europa. Fino al 1960 l’ingresso della cavità rimase pressoché invisibile, occultato da detriti e vegetazione, sebbene già nel 1884 Stefano De Stefani avesse segnalato, in seguito a una frana di depositi dolomitici, “una notevole quantità di ossa animali e schegge di selce grossolanamente lavorate”. Tali materiali provenivano verosimilmente dalla strada che conduce a Molina, passante in prossimità della grotta e già allora incidente sui depositi archeologici. La riscoperta del sito avvenne nel 1964 grazie all’insegnante Giovanni Solinas, che ne informò il professor Angelo Pasa, direttore della sezione geopaleontologica del Museo di Storia Naturale di Verona, il quale avviò una prima indagine. L’improvvisa scomparsa di Pasa determinò tuttavia l’interruzione delle ricerche, lasciando la grotta in stato di abbandono per oltre un ventennio e soggetta a ripetuti episodi di saccheggio. Un limitato intervento di scavo fu condotto nel 1982 da alcuni collaboratori del Museo di Verona, con l’obiettivo di riconsiderare la sequenza stratigrafica. Pochi anni più tardi, nel 1988, la Soprintendenza Archeologica del Veneto e lo stesso Museo promossero l’avvio delle ricerche sistematiche, dirette da Alberto Broglio e Marco Peresani (Università di Ferrara) e da Mauro Cremaschi (Università di Milano), che proseguono ancora oggi sotto la direzione dell’Università di Ferrara.
Sovrastata da una parete di calcare dolomitizzato, Grotta di Fumane si apre a 350 metri di altitudine all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia ed è parte di un complesso sistema carsico attualmente inattivo, le cui origini risalgono almeno al Pleistocene medio recente. La cavità si è sviluppata all’interno della formazione delle Ooliti di San Vigilio, un complesso carbonatico caratterizzato dall’alternanza di livelli calcarenitici e calcilutitici. Pozzi e gallerie, un tempo aperti lungo il pendio inciso dal corso d’acqua del “Vajo di Manune”, hanno subito processi di degrado, riempiendosi progressivamente di depositi stratificati, oggi accessibili ai visitatori lungo le due principali sezioni esposte.
190.000 anni dal presente fino a 30.000 anni fa circa
Sito archeologico di Grotta di Fumane
Gli strati inferiori della Grotta di Fumane (unità S), oggi protetti, documentano un paesaggio boscoso riferibile alla fase finale del penultimo interglaciale (circa 190.000 anni dal presente) e la penultima glaciazione (circa 170.000 anni dal presente). Su di essi si sovrappone l’unità BR, costituita da brecce e depositi eolici, formatasi in condizioni più fredde e aride verso la fine della penultima glaciazione (150-130.000 anni dal presente).
La sequenza superiore (unità A, almeno 50.000–30.000 anni fa) mostra le fasi di frequentazione umana, inizialmente in ambienti più miti (A13–A5), poi progressivamente più freddi e aridi (A4–A1), fino al corpo franoso dell’unità D (30.000 anni fa circa).
Le datazioni, ottenute con termoluminescenza, Uranio/Torio e radiocarbonio, collocano il passaggio dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore e l’arrivo dei primi Homo sapiens nella regione intorno a 43.000–41.000 anni fa.
La Grotta di Fumane ha restituito numerosi livelli stratigrafici contenenti industria litica, resti faunistici e focolari, documentando le frequentazioni dell’Uomo di Neandertal e dei primi Uomini Moderni. Nei livelli neandertaliani (A12–A5, BR11–BR6) sono stati rinvenuti denti umani, ossa di cervidi, stambecchi, camosci e altri mammiferi, frequentemente fratturate per il recupero del midollo e presentanti microstrie attribuibili alla lavorazione con strumenti litici, utilizzati per scuoiatura, disarticolazione e macellazione. La presenza di focolari, raschiatoi e manufatti litici indica attività di cottura, lavorazione delle pelli e produzione di strumenti per le attività quotidiane e di caccia.
Un risultato di particolare interesse riguarda i resti ossei di uccelli provenienti dagli strati A5–A6. Sulle ossa delle ali sono state identificate tracce microscopiche di tagli effettuati con schegge di pietra per rimuovere penne, principalmente da grandi rapaci (gipeto, avvoltoio monaco, falco cuculo) e altri uccelli, l’associazione con artigli di aquila rafforza l’ipotesi di estrazione intenzionale di parti anatomiche a scopo simbolico o decorativo. Tali evidenze anticipano di decine di millenni comportamenti simbolici finora attribuiti esclusivamente all’Uomo Moderno.
Gli strati superiori (A2, A1, D3) documentano la presenza di Uomini Moderni (Aurignaziano, circa 41.000 anni fa). La caccia, documentata dallo studio dei resti faunistici, era stagionale, prevalentemente orientata verso cervi, stambecchi, camosci e caprioli, e integrata da prede minori e carnivori. L’area abitativa comprende focolari organizzati, spazi per la lavorazione della selce e dell’osso, oltre ad aree destinate allo smaltimento dei rifiuti.
La documentazione Aurignaziana include strumenti litici e ossei, tra cui oltre 2600 lamelle ritoccate, punte di giavellotto e aghi in osso, e un ampio corredo ornamentale: conchiglie marine perforate, incisivi di cervo decorati e frammenti di ocra rossa. Sono inoltre presenti pitture su frammenti di roccia, alcune delle più antiche in Europa, che indicano l’uso di pigmenti a scopo simbolico e decorativo. Queste evidenze testimoniano una complessa organizzazione culturale e comportamenti simbolici dei primi Uomini Moderni nella Grotta di Fumane. L’accentuato crioclastismo ha modificato costantemente, per decine di millenni, la volta e le pareti della Grotta di Fumane, causando il distacco di frammenti di roccia accumulatisi sul deposito. Alcuni di questi, recuperati negli strati aurignaziani, conservano decorazioni pittoriche, spesso protette da un velo di calcite. Tra le immagini riconoscibili si osservano una figura umana con due corna sul capo, un animale a quattro zampe e un motivo circolare con appendici, la cosiddetta “Pietra dello Sciamano”. È molto probabile che l’età di queste figure sia coerente con le aree ricche di ocra presenti nel deposito, rendendo le pitture di Fumane tra le più antiche attestazioni pittoriche dell’Europa preistorica.
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Brochure
Pannellistica
Visite guidate
Attività didattiche
Biblioteca/Centro di Documentazione
- Bonetto J., Veneto (Archeologia delle Regioni d'Italia), Roma 2009, pp. 459-460.
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- Pasa A., Mezzena F., Stazione della Neve, in Rivista di Scienze Preistoriche, XIX, 1964, pp. 296.
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- Peresani M. , Inspecting human evolution from a cave. Late Neanderthals and early sapiens at Grotta di Fumane: present state and outlook, in Journal of Anthropological Sciences, 100, 2022, pp. 71-107.

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